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Il ranking di Slam - parte II



Alla scoperta di altre quattro protagoniste del campionato...












I teramani non possono che ripartire da Peppe Poeta, rimasto in terra abruzzese nonostante le innumerevoli voci che lo hanno coinvolto nelle prime fasi del mercato. La sua leadership, così come la sua intesa con Valerio Amoroso, sarà indubbiamente una delle basi su cui si baserà la stagione dei biancorossi. Oltre ad aver tenuto due dei migliori giocatori italiani in circolazione Teramo si è garantita i servigi di diversi elementi molto interessanti: Drake Diener, sacrificato l’anno scorso nel sistema Markoskiano, proverà a tornare quel giocatore delizioso per capacità tecniche e abilità realizzativa visto a Capo d’Orlando; Bobby Jones spera di non essere l’ennesimo giocatore che dopo aver toccato l’Nba arriva in Europa e fa una fatica nera ad ingranare; James Thomas torna in Italia sperando di ripetere le buone cose fatte vedere con la F; e infine Jesse Young metterà cuore e grinta sottocanestro, oltre a un passaporto irlandese che fa sempre comodo.

Impossibile non rimpiangere due giocatori come Brandon Brown e David Moss, protagonisti assoluti insieme a Poeta delle recenti fortune teramane. Anche il talento e l’ecletticità di Jaycee Carrol faranno sentire la propria mancanza. Coach Capobianco avrà il suo bel daffare per inserire i nuovi acquisti in quell’impianto di gioco ben collaudato che tanto ha divertito il pubblico abruzzese la stagione scorsa. Il difetto principale sarà comunque lo stesso che non ha consentito alla Banca Tercas versione 2008/2009 di arrivare fino in fondo, cioè la panchina corta.

Capobianco, positivissima rivelazione della scorsa stagione, è ormai una delle certezze di Teramo, al pari di Peppe Poeta. L’aver saputo costruire l’anno scorso una squadra al tempo stesso concreta, vincente e spettacolare lo ha reso uno degli allenatori italiani più stimati in assoluto.

Ripetere i fasti della passata stagione sembra impossibile. Ma se i primi 4-5 posti sembrano assolutamente fuori portata, per Teramo sarà comunque d’obbligo lottare per una non facile qualificazione ai playoffs.

by Andrea Zunino










Per riscattare la scorsa stagione, decisamente deludente se paragonata alla miracolosa annata targata Marques Greeni, gli irpini hanno tirato fuori dal mercato estivo diversi nomi di sicuro interesse ed affidabilità. Da Villeurbane è arrivato Chevon Troutman, che dovrebbe garantire punti e peso dentro l’area. Avellino si aspetta molto anche dagli altri due americani arrivati in estate: Dee Brown, reduce da una non felicissima stagione al Maccabi, e DeMarcus Nelson, uno degli innumerevoli esterni che hanno preso parte alle folli rotazioni di Don Nelson a Golden State, dovranno fare meglio di Best e Warren, che vanno a sostituire nel roster avellinese. Inoltre con la firma di Cenk Akyol, in uscita dall’Efes, Pancotto si è assicurato un comunitario di sicura affidabilità e soprattutto di grande esperienza anche a livello internazionale nonostante la giovane età. Esperienza interzionale portata anche dal polacco ex Prokom Filip Dilewicz.

La squadra è totalmente rivoluzionata rispetto alla scorsa stagione, pertanto le gerarchie e la chimica di squadra sono da costruire partendo da zero. Gli unici reduci della scorsa stagione, Porta e Lisicky, non sono e non devono essere dei leader, per cui inizialmente potrebbero esserci diverse difficoltà. Inoltre mentre il reparto esterni sembra ben fornito (sono arrivati anche l’espertissimo del nostro campionato Lauwers, il cavallo di ritorno Mike Nardi e il giovane Cortese), la batteria di lunghi sembra un po’ sfornita, cosa che magari sarebbe piaciuta a Zare Markovski, creatore di quintetti atipici per eccellenza, ma che potrebbe causare qualche problema a Cesare Pancotto.

Reduce dalla pessima esperienza fortitudina, Pancotto cercherà di ritrovare ad Avellino quella regolarità di risultati mantenuta in tanti anni di servizio in terra friulana, alla Snaidero Udine.

La salvezza prima di tutto, con un occhio ai playoffs se le cose girassero da subito per il verso giusto.

by Andrea Zunino











Il drammatico, sportivamente parlando, finale della stagione scorsa ha imposto un deciso cambio di rotta alla compagine brianzola. Via tutti i belli senz'anima, ad iniziare da Toure, e conferma solo per il trio di "sicurezze" Mazzarino, Lydeka (già in possesso di biennale) e del lungodegente Giovacchini. In cabina di regia è arrivato uno dei pochi play puri americani visti in Italia negli ultimi anni, ideale per far girare una squadra di bravi soldatini senza troppo capacità di inventare dal palleggio, se si esclude il duo di esterni Markoishvili-Jeffers. In precampionato la squadra ha infatti dimostrato di giocare un basket molto lineare, razionale e concreto.

Il talento è pochino e il reparto lunghi è una vera scommessa sotto molti punti di vista, ad iniziare da quello fisico. L'unico dotato di tonnellaggio adatto alla bisogna è il buon Lydeka, chiamato quest'anno ad un compito, quello del centro titolare, probabilmente più grande di lui, dato che la scarsità (eufemismo) di movimenti offensivi si accompagna ad un'autonomia altrettanto ridotta (altro eufemismo).

Reduce dal titolo di miglior coach della Legadue, si ritrova alla prima vera grande occasione della sua carriera. Gli appassionati di minors lombarde lo conoscono da tempo per la sua abilità di cavare donatori AVIS dalle rape (memorabili le sue stagioni in quel di Magenta), gli altri impareranno a farlo. La sua religione è la professionalità applicata al basket, dove esige il massimo da tutti i membri della squadra (fuori dal campo è invece un cazzaro di primissima, capace di coinvolgere, ridere e scherzare con tutti). Attenzione schumacheriana ai particolari, gran motivatore e comunicatore, dandy quel tanto che basta per non risultare antipatico. Ha tutto per sfondare e per far sì che Cantù sia la rampa di lancio di una carriera ricca di soddisfazioni.

Una salvezza tranquilla, strizzando l'occhiolino ai playoff.


by the fire bug






Si presenta al via della sua prima esperienza in Serie A con un roster estremamente talentuoso, specie nel settore esterni, e collaudato, con pochi stravolgimenti rispetto alla squadra che ha vinto i playoff di Legadue l’anno scorso. Ha preso un play molto affidabile e che ha fatto bene sia in Germania (Dragons e Bonn) sia con la nazionale che lo ha adottato, la Bulgaria. Troy Bell, nonostante le bizze, alleggerito dal gravoso compito di dover organizzare può dedicarsi a ciò che gli viene meglio, fare canestro, specialità nella quale può sfruttare tutta la sua creatività. Al duo Rowland-Bell si aggiunge un giocatore di talento come Gary Forbes, tra i candidati al titolo di capocannoniere del campionat. Giocatore dal multoforme talento, ha molte frecce al suo arco per fare canestro, sia in avvicinamento che da fuori, alto per il ruolo, ha il classico dubbio di essere alla prima esperienza “vera” dopo un anno speso itra NBDL e Filippine. L’altro grande punto di forza è sotto canestro con un Cusin in rampa di lancio dopo un’annata in Legadue dove è espoloso sia come gioco che come numeri, ma soprattutto con un giocatore di grandissima affidabilità e già leader dello spogliatoio come Brandon Brown, grande protagonista nella cavalcata di Teramo dello scorso anno.

Il settore lunghi, nonostante 3 giocatori come Sklavos, Cusin e Brown, appare corto, senza grande alterantive a questi tre; lo stesso Cusin è da verificare a questi livelli, soprattuto è da verificare se reggerà di testa, suo punto debole, avendo già dimostrato di non essere molto affidabile quando ci si aspetta qualcosa da lui....
Molte le scommesse: oltre a Cusin, anche Valenti, Aguiar e Formenti a questi livelli non ci sono quasi mai stati e non è detto che tengano.

Confermato Stefano Cioppi, scuola Pesaro. E’ la grande occasione per questo coach in rampa di lancio, che dopo una vita spesa nella grande scuola pesarese e dopo alcuni anni di “praticantato” tra Fabriano, Osimo e Ferrara, ha portato Il Gruppo Triboldi Soresina-Cremona dapprima ai massimi livelli in legadue e poi al grande passo. In rampa di lancio si diceva: Cioppi ha fatto vedere di essere tra gli “emergenti” uno dei più preparati tecnicamente e di essere anche un buonissimo motivatore. Ciò che vale per lui, vale per l’intera piazza cremonese: ci sa fare, ma reggerà l’impatto con la A?

L'obiettivo dichiarato è la salvezza tranquilla per poter stabilizzarsi come piazza fissa nella massima serie per poi provare a fare qualcosa di più nei prossimi anni, ma la squadra pare costruita con tanta logica che sembra quasi lecito aspettarsi qualcosina di più fin da subito. L’obiettivo minimo sembra relativamene semplice da raggiungere, poi i sogni non hanno fine, proprio come la pianura che circonda il cremonese...

by The CrazyKiller


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