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La ricostruzione di Toronto

Per 16 squadre la stagione continua; per i Toronto Raptors è già finita da un pezzo. La franchigia dell’Ontario si presentava ai blocchi di partenza con tutte le credenziali per compiere il tanto atteso salto di qualità, invece si è rivelata come una delle peggiori delusioni dell’annata 2008/2009. Quali sono state le cause? A Gherardini e Colangelo l’ardua sentenza; noi, intanto, proviamo a capirci qualcosa.
Iniziamo col riassumere le tappe della disfatta. In estate, uno scambio porta ai Raptors Jermaine O’Neal, in cambio di Nesterovic e TJ Ford. Liberarsi di Ford si rivela subito un buon affare, mentre l’inserimento di JO non da i frutti sperati. Le azioni di Bargnani sono in rialzo, Bosh inizia la stagione col botto, ma i risultati non arrivano. Coach Mitchell è licenziato, al suo posto Jay Triano che prima imposta la squadra per giocare in velocità, poi torna sui suoi passi. Nel frattempo, però, il treno è passato. Tra un infortunio e l’altro di Calderon e O’Neal, Bargnani esplode e viene promosso a titolare, intorno ai 20 punti di media da gennaio ad oggi, mentre una trade corregge al volo l’errore-O’Neal portando in Canada Shawn Marion.
Il primo dato che salta all’occhio è l’errore di valutazione nei riguardi dell’ex Pacers; generoso, ma inconsistente e fragile, l’esperimento non ha funzionato. Anche Calderon ha il suo posto sul banco degli imputati; certo gli infortuni muscolari lo hanno rallentato, ma ci si aspettava qualcosa di più da lui nell’anno in cui gli erano state consegnate le chiavi della squadra. Jason Kapono è un altro giocatore che è rimasto ben al di sotto delle aspettative, mentre il resto del roster ha portato energia ma non abbastanza qualità. Poco chiari sono stati anche gli atteggiamenti della dirigenza verso Mitchell; da tempo le acque erano agitate, ma forse l’esonero è avvenuto nel momento peggiore.
Restano molti i punti oscuri della crisi, ma la luce in fondo al tunnel ha le nette sembianze di un nuovo allenatore che rappresenti un nuovo corso. L’idea Messina sarebbe entusiasmante, ma non c’è fretta, c’è solo bisogno di un uomo valido. La figura di Chris Bosh, invece, non è illuminata con altrettanta chiarezza. I Raptors lo hanno eletto come uomo franchigia, ma sotto la sua guida la squadra ha perso via via la strada; troppe volte le sue mancanze difensive hanno messo in difficoltà i compagni, troppe volte il suo gioco individualista ha spezzato il ritmo agli altri, troppe volte il suo atteggiamento si è rivelato debole e indolente di fronte alle difficoltà. Tutto questo, mentre il nostro Bargnani ha finalmente trovato la strada giusta, guadagnandosi la fiducia di tutti e facendo lustrare gli occhi ai tifosi. Andrea ha giocato quasi sempre da centro, coabitando con Bosh, ma nonostante l’altezza gli permetta di coprire anche quel ruolo è più che evidente che la sua posizione naturale sarebbe proprio quella di ala grande occupata dal numero 4. E allora, senza tanti giri di parole: è davvero il caso di tenere Bosh per un altro anno di transizione in attesa di vederlo andare via come free agent nel 2010? La scelta è difficile, ma potrebbe pagare alti dividendi.
Proviamo ad immaginare la ricostruzione dei Raptors. Con un’ossatura composta da Calderon, Parker e Bargnani si renderebbero necessari due inserimenti: un centro che sia complementare al Mago ed una guardia che possa dividere con Parker minuti di qualità, quella bocca da fuoco sugli esterni che serve come il pane. Prima tappa, il draft; la scelta sarà alta, ma a meno di sorprese non altissima. La dirigenza dovrà decidere con oculatezza. Tra i centri, Thabeet, pennellone di 221 cm tutto difesa e rimbalzi, sarebbe perfetto in proiezione futura, ma probabilmente verrà scelto troppo in alto; tra le guardie non mancano invece nomi buoni. Harden, Evans, Warren e soprattutto Derozan: l’uomo da USC forse non è quello che offre le maggiori garanzie, ma è quello il cui nome ruota da più tempo intorno ai Raptors, proprio perché in possesso di quell’atletismo e di quel talento un po’ sregolato che Toronto cerca.
Seconda tappa, i free agent. La classe 2009 non sarà delle più ricche, ma nasconde delle buone opportunità. Tra i partenti “quasi certi” Ben Gordon, nome alternativo a quello di Derozan come guardia tiratrice, e Turkoglu, che risolverebbe definitivamente lo spot di ala piccola ma necessita troppo spesso della palla in mano. Non vediamo comunque dei grandi affari in vista; tutto dipenderà dalla gestione di Marion, anche lui free agent a giugno, firmatario di un contratto da 17 milioni a stagione. The Matrix, a dirla tutta, sembra essersi ambientato a meraviglia in questi pochi mesi, e potrebbe colmare le lacune a rimbalzo di Bargnani portando energia e difesa; tuttavia, non è più così giovane, e il contratto pesa. Nella sua posizione servirebbe comunque un giocatore simile, a tutto tondo, da pescare tra i free agent o tramite uno scambio. La terza tappa, infatti, è quella del mercato: non solo Bosh, ma anche Kapono, Graham e Humphries potrebbero partire. I possibili acquirenti, soprattutto per i primi due, non mancano. Cerchiamo di individuare i più probabili, e le possibili contropartite.
Ci sono alcune squadre su cui fare shopping, quest’anno, vuoi perché sono in ricostruzione, vuoi perché cercano l’ultimo tassello per salire di giri. Atlanta è una di quest’ultime: ha bisogno di un realizzatore in post-basso, e potrebbe decidere di sacrificare Josh Smith, utilissimo ai Raptors, per puntare su Marvin Williams. Charlotte è in una situazione simile: difficilmente però si priverebbe di Okafor e Wallace, i due giocatori che meglio si inserirebbero nel sistema Raptors. Washington deve far cambiare aria ai suoi big: sia Butler che Jamison sono pezzi ambitissimi. Detroit è anch’essa in fase di ristrutturazione: l’impatto di due giocatori come Prince e Hamilton fuori dagli schemi dei Pistons è però arduo da quantificare. Golden State ha un florilegio di guardie, ma nessuna così affidabile da meritare uno scambio: però Biedrins è dato per partente, e si abbinerebbe alla perfezione con Bargnani. I Clippers devono liberarsi di tanto talento in eccesso: Kaman come centro, Thornton come ala piccola, Gordon come guardia, questi gli obiettivi, ma con Randolph e Camby nel roster non c’è troppo interesse per Bosh. Un’altra idea, più suggestiva, è quella di uno scambio che porti in Ontario uno degli esterni più promettenti della lega, Mayo o Durant, oppure un esterno già affermato (Joe Johnson, p.e.) che funga da nuovo Vince Carter. Perché quello che serve più di ogni altra cosa è il talento; Bargnani ne ha da vendere, ma il destino dei Raptors si gioca su di una serie di scommesse. Sarà in grado di essere l’uomo franchigia, se Bosh se ne va? Troveranno un altro realizzatore da affiancargli al draft o dagli scambi? Se le risposte saranno positive, saremo di fronte ad una squadra temibilissima, allenabile e compatta, quadrata come poche altre, in cui il giocatore italiano potrebbe veramente brillare in tutta la sua bravura. Altrimenti, per un’ultima speranza di successo in tempi brevi ci sarà da fare spazio nel monte salari, già sforato lo scorso anno, e aspettare il 2010; se James è diretto alla Grande Mela, non è ancora dato sapere se al signor Wade piacerebbe o meno un bel viaggetto nel freddo Ontario.

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