
NBA: il livello è davvero sceso rispetto a 20 anni fa?
Condor vs Sir
Condor vs Sir
Seconda puntata dell'appuntamento fisso con la rubrica Trash Talking. Anche oggi due valenti collaboratori di Slam dicono la loro sul mai abbastanza dibattuto tema dell'abbassamento del livello della padronanza dei fondamentali a fronte dell'innalzamento di quello dell'atletismo e della fisicità. Le cose sono veramente così cambiate (in peggio, par di capire) rispetto a qualche decennio fa o siamo come i vecchi che stanno davanti ai cantieri stradali ricordandoci che ai loro tempi, con meno attrezzature ma più abilità tecnica, i lavori si facevano meglio?
Condor
Premesso che stiamo discutendo di pallacanestro, ovvero di uno degli sport che è cambiato maggiormente (eccessivamente) nell'ultimo quarto di secolo da tanti punti di vista e in soldoni anche di estetica del gioco fondamentalmente, sgombro il campo dal dubbio che si sia in grado di arrivare a qualsivoglia verità in merito. Però però, io sostengo che la qualità della pallacanestro dagli anni '80 ad oggi sia decisamente in climax discendente. La considerazione ha a che fare con notazioni di tipo tecnico. Il fisico dei giocatori è notevolmente cambiato in media, l'esplosività del gesto ha sostituito il modo di vivere il parquet di gente come Magic, Pistol Pet, Nate Arcibald giocatori che andavano al ritmo giusto, quello che consente di produrre pallacanestro di qualità. La velocità quando è eccessiva, frenetica è per definizione nemica della precisione, quindi sia del gesto tecnico che della comprensione del gioco. Tutte lacune che a parte un paio di eccellenze che non fanno statistica appartengono alla maggioranza dei giocatori NBA odierni.
Sir
Non sei il solo a sostenerlo, anzi mi pare un'idea che va per la maggiore ultimamente. Eppure, secondo me è una teoria incompleta che non rende giustizia alla realtà dei fatti. Sottoscrivo la tua premessa e ci aggiungo quella che, essendo io assai più vicino ai 20 che ai 30, il basket anni '80 l'ho vissuto solo in differita e la mia esperienza è limitata ai tempi recenti; nonostante questo, ci sono certe contraddizioni logiche che non hanno bisogno di esperienza sul campo per essere messe in mostra.
Sia chiaro, qualcosa di vero ovviamente c'è, e purtroppo il punto più inattaccabile è proprio quello che riguarda il calo del livello tecnico medio dei giocatori. Però non è questo il fulcro del discorso.
Vogliamo parlare per esempio dell'atteggiamento di chi porta tali critiche? Tu per adesso ti sei mantenuto su toni neutri, ma spesso si sentono di quelle filippiche spassionate che pare davvero di avere davanti il vecchietto che guarda i lavori sentenziando che "qui-una-volta-era-tutta-campagna". D'accordo che è una tendenza istintiva, ma il basket non è esattamente il campo più adatto per glorificare il passato e sminuire il presente.
In primo luogo, anche se premetti di non voler raggiungere una utopistica verità oggettiva, in fin dei conti questa storia presuppone che la bellezza del gioco si possa misurare. Il che a sua volta presuppone che il basket sia una cosa ferma, statica, e noi possiamo metterci lì a esaminarla con metro e compasso. Niente di più falso, credo che qualsiasi sport vada visto nel suo aspetto dinamico e che l'unico fattore indispensabile per comprenderlo sia proprio coglierne i mutamenti e assecondarli. Basti vedere come, nel tempo, le regole stesse del gioco siano cambiate insieme ad esso; senza tornare indietro fino alla linea da 3 punti, anche le variazioni più piccole sono sintomi importanti.
E qui veniamo agli aspetti tecnici di cui parlavi. Senza entrare ancora pienamente nel merito, ti dico subito che non mi convincono. In base a cosa si dovrebbe stabilire la velocità più adatta per giocare a pallacanestro? Se uno si è allenato e salta come una molla, l'allenatore dovrebbe prenderlo a mazzate? Direi di no; piuttosto, dovrebbe approfittare del fatto che fisicamente è un mostro e insegnarli anche la tecnica, e qui torniamo al punto dolente di cui sopra, sul quale non posso che darti ragione. Ma le due cose, tecnica e potenza fisica, per me non si escludono a priori. Mettiamola così, siamo in una fase di transizione in cui il gioco non si è ancora adattato a questi grossi cambiamenti, ma io vedo tutte le possibilità che possa accadere, e con grandissimi risultati, in futuro. Se poi ci aggiungiamo che la NBA attuale è comunque più che godibile, va da sè che questo atteggiamento un po' supponente, dove si tende a criticare senza fare accuse concrete, nonostante le tracce di verità sia assolutamente dannoso per il gioco.
Condor
Ohibò caro Sir non ho mai sostenuto che il basket fosse una faccenda da geometri pronti a misurare con millimetrica precisione ogni aspetto del gioco, men che meno la sua bellezza. Però però, ci sono delle valutazioni di tipo oggettivo cui appigliarsi. Io porrei la questione ramificandola in 3 modi:
1 - Fondamentali. E' un dato di fatto che riguardo questo punto il gioco abbia subito una battuta d'arresto qualitativa notevole. Pensiamo alla scomparsa di un ruolo necessario a mio avviso per il gioco che è quello del centro. I Jabbar, gli Ewing, gli Olajuwon, i Walton e i Parrish e l'arte del giocare spalle a canestro, arte che per essere affinata necessita di capacità tecniche di alto livello. Per non parlare della caterva di giocatori con fondamentali difensivi scadenti, giocatori che si fidano eccessivamente dei propri mezzi atletici. Ovviamente tengo a precisare quanto la tecnica sia uno strumento, semplicemente il più efficace a mio avviso e non un fine in se. Credo anche che però si possa ritenere oggettivamente più bello uno splendido gioco di piede perno di Hakeem The Dream, piuttosto che un incartamento con relativa infrazione di passi da parte di Howard, seppur conclusa con una schiacciata tonante. Ma la poesia non ha niente a che vedere con la forza bruta a mio avviso.
2 - Conoscenza del gioco. Questo ha molto a che vedere col concetto di velocità giusta. E' umanamente impossibile leggere una difesa come dio comanda se vai ai duemila all'ora. Ciò è legato alla scomparsa dei playmaker di ruolo, giocatori con la capacità di utilizzare marce alte e marce basse, di pensare a costruire prima per
i compagni che per se stessi, di leggere le situazioni di gioco in campo. L'assenza di questa tipologia di giocatore, ovviamente rende necessaria un'organizzazione a priori maggiormente certosina, in cui ogni momento tattico può essere letto solo tramite uno schema relativo preparato ad hoc. Rispetto a questo aspetto della faccenda però, effettivamente molto ha a che vedere con la tendenza dei giocatori ad anticipare in maniera troppo frettolosa la propria uscita dal College. Questo non permette loro di completare un'esperienza formativa importantissima ai fini della comprensione del gioco.
3 - Identità di gioco. Il basket odierno è caratterizzato dalla ricerca spasmodica dell'1vs1, dell'isolamento su un quarto di campo, del pick and roll esasperato. A livello di coaching, a parte il run and gun che tanto male ha fatto alla pallacanestro odierna a mio avviso, accentuandone gli aspetti deteriori, non si ha traccia di identità di gioco. Non dico che si debba tornare alla ruota di Kentucky ma credo che l'esempio più calzante sia quello dei Lakers dello show time: Magic, Kareem, Michael Cooper, Worthy, Scott; tutti giocatori straordinari inseriti nel contesto di una squadra con una filosofia di gioco. Adesso ogni team viene plasmato sulle esigenze della stella di turno più che sul modo di stare in campo che si vuole esprimere. Il lavoro di coaching è più un lavoro di gestione di uno staff che squisitamente tattico. Le partite vengono preparate sicuramente meglio, certamente nei minimi particolari, ma questo a mio avviso avvalora la tesi di squadre che non cercano più di imporre la propria visione della pallacanestro, bensì la adattano continuamente perché non ne hanno una. Più schemi non equivale a gioco più organizzato perché lavorare sui principi è molto più complicato. D'altronde per lavorare sui principi di gioco più che sugli schemi si ha necessità di avere il materiale giusto a disposizione, ovvero giocatori con una conoscenza del gioco consona. E qui torniamo sempre al punto di prima però.
In sintesi: scomparsa dei centri e dei playmaker, dunque giocatori con fondamentali e conoscenza del gioco decisamente peggiore, squadre che non fondano il proprio gioco sui principi bensì su di una visione schematica della pallacanestro, eccessiva individualizzazione.
Sir
Ottime argomentazioni, me le aspettavo del resto. Hai misurato tutto il misurabile, per così dire, e non si può che darti ragione.
Però io dico, richiamando in causa un concetto che ho già espresso prima: dove vogliamo arrivare? Il tuo è già un grande passo avanti rispetto a chi costruisce critiche sull'aria fritta in nome dei "bei tempi andati", ma la domanda resta.
Tu, fondamentalmente, hai scattato una fotografia al basket di oggi e ne hai riassunto i difetti. Ottimo lavoro, ma ci stiamo dimenticando un piccolo particolare: il basket è lo stesso che si giocava negli anni '80, non abbiamo cambiato sport, e questi difetti sono la diretta prosecuzione di quel periodo attraverso l'era Jordan. Allo stesso modo, la situazione di oggi si evolverà in qualcosa di diverso tra 10 anni, ma non sta scritto da nessuna parte che siamo in caduta libera e che la curva non potrà risollevarsi.
E se vediamo le cose in questa prospettiva dinamica, l'unica che può esserci utile se vogliamo capire da cosa potrà dipendere un futuro miglioramento del gioco, i valori cambiano.
C'è poco da dire sul primo punto, già dal principio concordavo con te, e la crisi dell'aspetto tecnico tocca il suo punto peggiore nel ruolo di 5. Si può prendere tutto con le molle tranne i fondamentali, senza quelli non c'è niente da fare.
Riguardo gli altri punti, mi sembri troppo categorico. La categoria dei playmaker non è in crisi tecnica come quella dei centri, ci sono giocatori affermati, dotati di grande talento che ancora non aderiscono in pieno alla definizione di PM solo perchè il gioco intorno a loro sta cambiando, e lo stesso ruolo di PM si sta ridefinendo.
A ben vedere, i mutamenti nel basket seguono spesso la scia di un singolo giocatore che cambia i valori in campo, e gli altri tentano di adeguarsi; non dobbiamo quindi sottovalutare il fatto che non sono passati nemmeno 10 anni dal ritiro dell'uomo che forse più ha cambiato le regole del gioco, mi riferisco ovviamente a quello col 23. Nel tentativo di seguirne le orme, si è persa un po' la bussola, e l'accresciuto livello fisico sta ulteriormente mischiando le carte. L'uomo più influente, attualmente, mi pare Lebron James, che col suo strapotere fisico non fa che invogliare gli altri a buttarsi su quella strada.
Ma occhio, che le tendenze cambiano. Per fare un esempio restando su James: ho la convinzione più assoluta che senza una squadra ben organizzata, e senza un ulteriore miglioramento tecnico, non vincerà niente. E anche lui deve pensarlo, visto come è migliorato nei fondamentali da inizio carriera. Se non riuscisse in ciò, credi che tutti continuerebbero ad imitarlo? Dove sono finiti tutti gli emuli di Iverson, ora che ci si è accorti che il suo stile non porta a niente?
Non voglio certo arrivare a dire che il livello di gioco di oggi è il migliore mai visto, sarebbe menzogna. Ma voglio dimostrare che non è poi sceso così in basso, e che senza il giusto criterio le critiche non danno risultati. Quello che tu vedi come un dato di fatto, io lo vedo come una tendenza. Guardando oltre, resta tanto disorientamento ma anche tanti buoni segnali.
Da soli, però, ovviamente non bastano. Il punto più interessante del tuo discorso sono gli accenni a qualche forma di "colpevole". La gestione dei college, le difficoltà degli allenatori. Questi due punti dovrebbero essere assai meno sensibili alle tendenze, e sono quelli nei quali si riscontra il vero problema. Partendo da qui, ci sarebbe tutto da guadagnare.
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