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The Chris Paul Trade

11 Dicembre 2011. Monty Williams, Coach dei New Orleans Hornets, viene chiamato in causa:
“Coach, cosa pensa dell’operato del Commissioner NBA David Stern a proposito della decisione di bloccare la “trade Paul" tra New Orleans Hornets/Los Angeles Lakers/Houston Rockets?”
Le pupille del Coach guardano verso l’alto cercando il soffitto, ha chiaramente pochi secondi per formulare una risposta sensata su una questione che eviterebbe molto volentieri: “Sapete ragazzi, è una di quelle situazioni dove non sono sicuro di darvi una giusta risposta. Ho una mia opinione. Ma ho 5 bambini e una moglie e questa mia opinione può costarmi molti soldi”…

Due giorni prima… 9 Dicembre 2011, notte in Italia e primo pomeriggio a L.A.: Chris Paul, uomo franchigia dei New Orleans Hornets, il playmaker più forte del mondo con Deron Williams, è un giocatore dei Los Angeles Lakers. E’ confermato da tutti i maggiori notiziari sportivi d’America: Mitch Kupchak (GM dei Lakers) ha finalizzato la trade più complessa della propria storia manageriale grazie anche al coinvolgimento di un terzo team, gli Houston Rockets.
La trade apparentemente sembra sia favorevole a tutte le parti in causa, considerando i valori tecnici e gli importi dei contratti scambiati:
1) a Los Angeles atterra la stella assoluta Chris Paul (26 anni) che garantirà ai Lakers di rimanere ai vertici della NBA in termini di competitività e mercato.
2) Houston si assicura le prestazioni di Pau Gasol, semplicemente uno dei lunghi più forti del mondo anche se non più giovane (31 anni), fondamentale nella vittoria dei due anelli nelle stagioni 2008/2009 e 2009/2010 dei Lakers a fianco di Kobe Bryant.
3) New Orleans ottiene da Houston il playmaker sloveno Goran Dragic + Kevin Martin, guardia realizzatrice + l’inossidabile lungo argentino Luis Scola. Dai Lakers approda anche “the sixth man of the year 2010/2011” : il versatile Lamar Odom. Gli Hornets ottengono anche una scelta per un prossimo draft futuro.

Dopo pochi minuti Lamar Odom viene intervistato da una radio locale, attaccatissimo a L.A. e da 7 anni un Laker, non riesce a trattenere le lacrime di fronte alla notizia che verrà ceduto.
Circola da subito una lettera scritta dal proprietario dei Cleveland Cavs Dan Gilbert. Egli sostiene che la trade è palesemente sbilanciata e favorevole ai Lakers, che non è corretto che i cosiddetti “big market” (Los Angeles, Boston , New York) ottengano superstar in questo modo a sfavore degli altri club. Anche Mark Cuban (proprietario dei Dallas Mavericks) calca la dose: “I Lakers ottengono una star e liberano circa 20 milioni dal proprio spazio salariale…”
E’ chiaro che Mitch Kupchak, in passato spesso criticato giustamente dai tifosi gialloviola, stavolta è stato bravo. Forse fin Troppo bravo.
La situazione in realtà precipita dopo circa un ora, sul web si rincorrono voci che inizialmente sembrano prive di fondamento ma che in seguito si confermeranno reali: attenzione, agli Hornets di fatto non c’è una proprietà, la franchigia è commissariata dalla NBA stessa con a capo Stern pertanto ogni trade deve essere confermata e approvata dalla Lega, prima di dare per scontata la conclusione della trade bisogna aspettare l’ok definitivo della NBA. Il conflitto di interessi è palese.
La Lega già in primavera per spegnere sul nascere queste “voci” di conflitto aveva comunicato che il GM della franchigia (Dell Demps) aveva pieni diritti in sede di mercato e ogni sua scelta non sarebbe stata giudicata ne ostacolata: la trade Paul di fatto è stata portata a termine da Demps stesso.
…Quindi?
Quindi l’incoerenza di David Stern. Arriva il comunicato NBA che mette fine alla vicenda: “La trade è caduta, finita, e specifichiamo che la nostra decisione non è dipendente dal parere di altri proprietari di squadre, la nostra risposta è stata negativa per BASKETBALL REASONS”.
BASKETBALL REASONS, sicuramente questa affermazione verrà ricordata per lungo tempo, di fatto la NBA ha messo fine ad una vicenda non indicando chiaramente i motivi della propria scelta. Ma perché specificare nel proprio comunicato che altri proprietari non hanno avuto nulla a che fare nella decisione? Il sospetto come minimo c’è.
Chris Paul dalla propria pagina Twitter commenta con un : “WoW”.
Il giorno dopo su NBA.COM un giornalista argomenta la trade definendola sbilanciata (scrivendo su quel sito non c’erano dubbi...) e nell’articolo si dimentica (volutamente?) il nome di Lamar Odom che secondo l’accordo doveva andare agli Hornets e che il suo contratto era pure in scadenza a fine anno con la facoltà del club di appartenenza se confermarlo o meno.
I Lakers faranno un ulteriore tentativo rendendosi disponibili ad assorbire il contratto dagli Hornets di Marcus Banks (una delusione da quando è professionista) e contemporaneamente offrire qualche giovane in più dal proprio roster (Devin Ebanks e/o Derrick Caracter): ma non viene ufficializzato nulla.
Il resto è storia, pochi giorni più tardi Chris Paul diventa un giocatore dei Los Angeles Clippers, che hanno scambiato con gli Hornets la giovane guardia talentuosa Eric Gordon, l’ala Al Aminu il centro Chris Kaman e due scelte future. Trade stavolta gradita a Stern così come la destinazione.
Destinazione che dovrà comunque essere valutata nel corso dell’anno dal giocatore, col contratto in scadenza a fine stagione Chris Paul avrà tutto il diritto di decidere se rinnovare coi Clippers o firmare per un altro team.


Alessandro Castiglioni

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