A volte persi nell’insultare per un cattivo arbitraggio ti
dimentichi che il basket è uno sport romantico e a Biella il
romanticismo ha voluto che uno dei tanti ultimi, dubbi, fischi ha fatto
uscire per falli Jurak e con Dragicevic fuori per una botta al ginocchio
entra “il vecio”, entra la mascotte, entra la bandiera, rientra il
Mine. Gli dei del basket gli ricordano che un tempo saltava e tanto,
facendolo volare verso un rimbalzo difensivo a poco più di 4” dalla fine
del match sul +2. Il pubblico esplode una prima volta, perché pregusta.
Il Mine è il Mine e quindi non lascia trapelare la minima emozione,
facendo pensare che i tre minuti concessigli in campo nel primo tempo
gli siano bastati per farlo entrare in partita. Gira la palla nella
mano, ci pensa un po’ su e probabilmente ricorda che questa potrebbe
essere la sua ultima partita di fronte ai suoi amici, ops… al suo
pubblico. Il Mine è il Mine vuole lasciare il segno, dopo la mega
schiacciata di ormai più di un decennio fa, ci vuole il saluto e questa è
la sua occasione. Scrocchia il collo, prepara il tiro, piega le gambe, o
perlomeno ci prova, scocca il tiro e… ciuff. Il pubblico esplode una
seconda volta, anche se in maniera un po’ strozzata, perché non vuole
distrarre il comandante dalla sua missione. Il Mine è il Mine è
continuando a fingere serenità, i più cattivi diranno che se la sta
facendo sotto e probabilmente davanti ad un mojito al cotton, dopo, lo
dirà anche lui, ma lui deve completare il sigillo ad una carriera. Nelle
minors ha lasciato amici sparsi per tutta l’Italia, compresi gli
avversari, perché nonostante il Mine sia un picchiatore non puoi
volergli male. Anche Atripaldi non gli vuole male, anzi lo adora e
quindi la scorsa stagione gli ha proposto di chiudere la carriera a
Biella, in seria A, a coronamento di un carriera in cui la A l’aveva
guadagnata sul campo nonostante i mille infortuni e probabilmente
nonostante una mancanza di fiducia da parte dell’allenatore della
promozione, che gli aveva fatto lasciare Biella con una ferita aperta,
che il Mine ha sempre solo raccontato agli amici, mai in pubblico.
Atripaldi il romantico, Atripaldi il contabile gli da una seconda
occasione, un secondo anno per esordire nella serie maggiore. Lo fa, la
prima volta va vicino anche a segnare un bel canestro, il primo punto
arriva in trasferta, mentre il primo canestro arriva al Forum solo pochi
giorni fa, ma adesso ha una missione… deve segnare in maniera
permanente la memoria di chi gli ha voluto bene… Deve segnare il secondo
libero per dare la vittoria a Biella, una vittoria che in realtà non
conta niente se non per Lui, se non per i presenti. La palla fa un giro
in più nelle sue mani, pesa, lui la soppesa per ricordarsi che in fondo
il peso è lo stesso da anni, piega le gambe per la seconda volta, o
perlomeno ci riprova, scocca il tiro e ciuff… Biella vince, il Mine
vince, il Mine la vince… Il pubblico esplode una terza volta, stavolta
senza contegno. Il Mine torna indietro festeggiando come Tardelli ai
Mondiali… Il Mine ha vinto i suoi mondiali, ha lasciato una traccia
indelebile in tutti noi, perché dopo anni a prenderlo in giro e
scherzare di lui e con lui, il Mine ti ricorda il suo valore. Finita la
partita metà del pubblico gli chiede la maglietta, l’altra metà non se
la sente, ma lui non la da a nessuno… Sensazione forte che quella maglia
verrà incorniciata e appesa al muro e tra tanti tanti anni,
indicandola, racconterà di quando il Mine ha fatto vincere alla sua
squadra, alla sua città, una partita in serie A. Il Mine è il Mine,
quindi GRAZIE A NICOLA MINESSI, perché adesso la tua vita cestistica è
un film con un gran finale!
by kenco







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