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La stagione biellese


Il sogno di giocare la finale scudetto si è infranto in gara4 contro Milano; nonostante ciò, Biella deve ritenersi orgogliosa per la stagione giocata: partita con qualche singhiozzo, è andato via via in crescendo, fino alla conquista dei playoff e all'eliminazione di Roma.
Riviviamola insieme.
Si sarebbero dovute tirare le somme l’11 maggio, dopo la partita con Pesaro, e invece questa squadra è stata in grado di far sognare un’intera città, di dare speranze alle cosiddette provinciali di tutta Italia e ad attirare attenzioni dall’intero continente.
Fino a dicembre si facevano i conti per salvarsi, si sperava in un’ulteriore penalizzazione per Rieti, si facevano scongiuri riguardo la ripresa di quelle 3 squadre che erano dietro in classifica: il pubblico, abituato a squadre spumeggianti e a risultati positivi, era abbastanza critico, nonostante le continue difese di Bechi e Smith, i quali sapevano le potenzialità che la squadra possedeva. Durante il girone di ritorno, infatti, piano piano, tali potenzialità sono uscite, e l’idea di agguantare l’ottavo posto prendeva strada. Biella aveva iniziato a vincere in trasferta, a trovare punti anche dai giovani come Aradori e Jerebko, a difendere e ad attaccare di squadra; il tutto fino alla battuta d’arresto nel mezzogiorno di Sky contro Cantù che non solo portava la squadra di Bechi sullo 0-2 contro una diretta concorrente, ma che infliggeva un duro colpo al morale dei giocatori piemontesi. E invece da quel momento in poi i ragazzi si sono compattati ancor di più, hanno sfruttato tutti i vantaggi che può dare l’essere un gruppo e, insieme, hanno sbancato palazzetti importanti, come Ferrara o Treviso, fino alla vittoria casalinga con Milano che ha sancito la matematica qualificazione ai playoff e la conquista momentanea del settimo posto, in virtù di un vero e proprio harakiri di Cantù. L’ultima partita ha visto Biella fronteggiare un’affamata Pesaro, mentre la squadra della Brianza volava verso Roma, già matematicamente seconda: siccome ciò che viene iniziato è sempre bene portarlo a termine, Dalmonte e giocatori hanno completato l’opera, subendo una brutta sconfitta nella città dei Papi, che non solo ha consegnato il settimo posto a Smith e compagni, ma ha fatto sì che Pesaro conquistasse l’ottava piazza, grazie alle due vittorie consecutive proprio contro Cantù e Biella.

La festa aveva così inizio nella provincia piemontese, e i complimenti iniziavano a piovere: anche i più critici, già proiettati a pensare a una stagione di Lega2, si erano ricreduti e iniziavano a pregustare una sfida playoff contro la corazzata Roma, sapendo che non si aveva nulla da perdere.
Alla fine di gara4 la serie era sul 2-2, in virtù delle rispettive vittorie casalinghe, e tutto era rimandato a gara5 nella Capitale. Il pubblico biellese ci credeva, e i 150 partiti per il Palalottomatica a sostenere la squadra lo dimostrava.
In una partita tiratissima, Biella fu in grado di espugnare il Palalottomatica, grazie ai canestri di Brunner e ai liberi di Spinelli. Non tardarono i festeggiamenti: le lacrime dei giocatori, staff e pubblico; i caroselli per Biella; i cori nei pullman di ritorno sono solo un accenno dell’amore reciproco scoppiato fra giocatori e tifosi.

Con le lacrime ancora fresche a segnare i visi dei tifosi e l’entusiasmo che ormai aveva conquistato i giocatori, la squadra si presentava a Milano, pronta a giocare per accedere alla finale scudetto. La possibilità di espugnare il Forum s’infranse sul ferro del canestro, dopo la tripla scoccata da Gaines; nonostante ciò si rafforzava l’idea che Milano non era poi irraggiungibile. E in gara2, supportati da un pubblico caldissimo, i ragazzi furono in grado di portare l’Olimpia ai supplementari, fino alla vittoria finale firmata da uno Spinelli commovente che, sebbene afflitto dalla febbre, sfoggiò una prestazione da annali: ancora una volta il cuore, gli attributi, la volontà biellese venivano fuori.
Le energie però iniziavano a mancare e, in una gara molto simile alla prima, Milano riuscì all’ultimo momento a battere i biellesi, portandosi sul 2-1 e con un piede in finale.
I biglietti per la probabile ultima apparizione casalinga della squadra finirono nel giro di poche ore e, in un palazzetto gremito, andava in scena gara4 della semifinale scudetto: non c’era tensione, ma semplicemente uno stato di passione mai visto prima; purtroppo il serbatoio della benzina era vuoto e, questa volta, l’inerzia acquistata nelle partite precedenti non bastò a rimanere aggrappati alla partita. Milano fu quindi in grado di espugnare il Biella Forum che, giustamente, dedicò minuti interi di applausi alla squadra che li aveva portati ad un traguardo storico; il gruppo che aveva fatto innamorare un’interà città, che aveva portato alla conoscenza di uno sport forse troppo snobbato, capace di far vivere emozioni uniche, che si era attirato le simpatie di tutta Italia, che aveva catturato l’attenzione d’Europa usciva fra la standing ovation di tutti i presenti.

Jurak, Raspino, Spinelli, Jerebko, Garri, Gist, Smith, Aradori, Brunner, Gaines: GRAZIE DI CUORE!




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