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The Finals, Game 5: Los Angeles Lakers - Orlando Magic 99 - 86


Dopo la vittoria chirurgica in gara 4, per i Lakers era solo questione di tempo. E la squadra di LA non ha voluto sprecarne nemmeno un po’. Gioco, partita, incontro: la serie si chiude con un secco 4-1, risultato che testimonia la superiorità dei giallo viola, non rendendo però sufficiente conto delle difficoltà patite nei match centrali, con una sconfitta e due vittorie giunte solo dopo un tempo supplementare; un dato, quest’ultimo, che va in ogni caso a gonfiare le vele della barca Lakers, capace di fare sempre e comunque l’unica cosa necessaria per portarsi a casa l’anello – vincere, anche in circostanze avverse.Tutti contenti, dunque. I Lakers, i più felici di tutti, che concretizzano un successo per molti preannunciato ma, nei fatti, tutto tranne che scontato. I Magic, poi, poco hanno da recriminare al termine di una stagione andata ben al di là delle aspettative; hanno regalato alla loro città l’emozione delle Finals, hanno tenuto il campo più di quanto non dica quell’unica vittoria, si sono affermati inaspettatamente come prima potenza ad Est. Certo, non sempre le occasioni bussano due volte alla porta – chiedere agli stessi Magic di metà anni ’90, sì, quelli che dopo l’anello lasciato ai Rockets pensavano di potersi rifare, non fosse stato per un signore che dopo 2 anni di baseball di bassa lega decise di tornare ai vecchi passatempi – ma tutto fa ben pensare per il futuro. Sono contenti anche gli appassionati, neutrali nel tifo, che un po’ hanno sognato insieme alla Cenerentola Orlando, e poi, scoccata la mezzanotte, si sono comunque salvati dal rischio di una serie finale a senso unico, assistendo ad almeno tre partite di altissimo livello.
Riguardo a gara 5, nello specifico, c’è poco da dire. Più che analizzare ciò che è accaduto in campo, è significativo ricordare il discorso di Fisher ai compagni prima della partita. Il veterano dello spogliatoio, l’uomo che aveva sigillato gara 4, ha alzato la voce ed ha ricordato i rischi patiti dalla sua stessa squadra nell’anno 2000, quando non riuscirono a chiudere a Indianapolis e dovettero trascinarsi i Pacers fino in California. Non era il caso di ripetere lo stesso errore, né di cedere alla tentazione di festeggiare tra le mura amiche. Lo sapeva, Fisher, e sicuramente anche Jackson, che questi Magic così inesperti e acerbi non avevano nessun leader che li potesse motivare a tal punto da credere fino in fondo nella rimonta. Finché le cose andavano bene, nel primo quarto, era il pubblico a muovere le gambe dei giocatori di casa. Poi, d’un tratto, i Lakers sono andati per la giugulare; Bryant, concentratissimo, ha guidato il branco. Il parziale decisivo nel secondo quarto, proseguito poi nel terzo. Ma una bandiera bianca sventolava già sopra la panchina di Orlando, e la serie era finita.
In fondo, non è stato meno dolce per i Lakers fare festa sul parquet della Florida. Né Kobe Bryant avrà provato meno soddisfazione ad alzare il premio di MVP, coronando il suo primo vero successo senza O’Neal, proprio di fronte agli occhi del pubblico che per primo accolse il Diesel nella lega.
14 giugno, un nuovo stendardo si alza allo Staples Center, salutiamo la fine di una stagione bella ed emozionante. All’anno prossimo, con tante attese e tante franchigie in cerca di riscatto.

Pagelle


Orlando Magic
Abbiamo preferito non assegnare voti ai Magic per questa partita, visto le particolari caratteristiche che ha assunto. Sarebbe ingiusto valutare negativamente una prestazione in cui la componente agonistica è durata solo 12 minuti.

LA Lakers
Derek Fisher 6,5: sicuro e rinvigorito dalle due triple della partita precedente, guida l’assalto insieme a Bryant
Kobe Bryant 7,5: non ha guidato trionfalmente il carro della vittoria con prestazioni da 50+ punti, con canestri allo scadere o simili. Anzi è stato criticato, per il nervosismo e per gli errori del finale. Ma questo è il suo anello, queste sono le sue finali. Il Kobe di un tempo forse avrebbe preferito estasiare il pubblico nei modi di cui sopra, a questo basta vincere, e in gara 5 ha fatto tutto il necessario.
Trevor Ariza 6: prestazione solida, al termine di una serie positiva nonostante gli alti e bassi
Pau Gasol 6,5: meno scintillante del solito, ma non ce n’era bisogno. Fa il suo, tanto basta.
Andrew Bynum 5: troppo poco per la sufficienza, ma almeno ha mostrato un po’ di carattere, aggredendo il canestro fino all’eccesso.
Lamar Odom 7: il vero fattore decisivo di queste Finals non poteva non chiudere con un’altra prestazione eccellente.
Luke Walton: sv
Jordan Farmar: sv
Sasha Vujacic: sv

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