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Mondiali Turchia 2010 - Gli Stati Uniti tornano sul tetto del mondo

Eccoci arrivati all'epilogo finale del mondiale, che ci ha riservato grandi emozioni e partite memorabili come quelle della Serbia contro Croazia, Spagna e Turchia o quella dell’Argentina contro il Brasile.
Gli Stati Uniti si laureano campioni del Mondo dopo 16 anni. Un’attesa che passa dal lock-out nel 1998 che privò la nazionale a stelle e strisce dei giocatori Nba, al disastroso torneo di casa ad Indianapolis del 2002 eliminata ai quarti dalla Jugoslavia, per finire con il terzo posto del 2006 in Giappone, quando venne battuta in semifinale dalla Grecia.
Se a Pechino si è deciso di portare il meglio che offriva la Lega per tornare imbattibile, in questo mondiale turco si è tornati indietro, facendo una scelta forse ancora più rischiosa portando sì straordinari ma ancora giovani talenti, lasciando a casa quasi tutte le grandi stelle affermate. Se non dal punto di vista del gioco, da quello del risultato finale l'obiettivo è stato raggiunto in pieno dalla squadra di coach Krzyzewski.

Fondamentale è stato l'apporto di Kevin Durant (che ricordiamo, a soli 22 anni è stato nella scorsa stagione il miglior marcatore della Nba)  capace di scardinare con il suo micidiale tiro dalla distanza qualsiasi tipo di zona proposta dagli avversari, togliendo le castagne dal fuoco nei momenti difficili.
Anche nella finale con la Turchia gli americani sono stati consistenti, mettendo in campo tanta energia a differenza degli avversari, che probabilmente hanno risentito della tensione dell’impresa da affrontare e dello sforzo psicofisico profuso nella partita contro la Serbia, che è entrata nella storia del basket turco e non solo.
Dopo un primo quarto sostanzialmente equilibrato, con i turchi che partono bene guidati da Turkoglu che mette subito 8 punti, già nel secondo team USA ha preso il largo terminando il primo tempo sul + 10. La nazionale di Tanjevic ha provato a rimanere aggrappatia alla partita, senza la necessaria continuità sia offensiva che difensiva, soffrendo forse troppo con i suoi lunghi e sbagliando molto al tiro rispetto alle precedenti gare. Come abbiamo anticipato, quel qualcosa in più che avrebbe potuto dare qualche possibilità di rimanere in partita, doveva arrivare da Ilyasova, che nonostante gli 11 rimbalzi catturati è stato quasi nullo in attacco.
Per gli USA non solo Durant con i suoi 28 punti, ma anche un Lamar Odom spettacolare, perfetto con la sua mobilità sotto canestro capace di mettere in difficoltà i lunghi europei su entrambi i lati del campo. Bene anche Andre Iguodala disposto al sacrificio, che lavora sporco in difesa e cattura tre rimbalzi offensivi, oltre a Westbrook con il suo solito apporto offensivo.
Il secondo tempo è stato sotto il controllo statunitense, nonostante i tentativi avversari sospinti da un pubblico strepitoso. Il finale ha poco da segnalare se non proprio l'orgoglio del pubblico turco che applaude i suoi eroi autori di un mondiale strepitoso, in un palazzetto splendido che da italiani, onestamente, ci fa un bel po’ d’invidia.
Il sipario dei Mondiali si chiude con la cerimonia del podio, completato dalla Lituania (che ha superato la Serbia nella finalina per il terzo posto), e dalla premiazione del miglior quintetto del torneo: Teodosic, Turkoglu, Durant, Kleiza, Scola. Sostanzialmente le scelte mi trovano d’accordo, un po’ meno quella del turco, un po’ in ombra nei momenti decisivi, sicuramente messo soprattutto come simbolo del bellissimo mondiale di tutta la nazionale di casa. Meritano una menzione d’onore il micidiale serbo Keselj, l’indomito Navarro e il lottatore Odom.

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