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Non Basketball Association - Top 5, Week 1

#5 – Il fantasma di David Andersen. Il lockout, non si fatica a crederlo, ha lasciato addosso a tutti un po' di ruggine. Non parlo tanto dei giocatori presentatisi al training camp con rotondità sospette e fiato corto, quanto di qualche addetto ai lavori che tra rookie ancora senza contratto, gente emigrata in Europa, NBA escape, clausole assortite e giocatori trattenuti in Cina a servire la Repubblica deve aver fatto un po' di confusione. Non ci spieghiamo altrimenti quel David Andersen che, secondo il referto di nba.com, non solo gioca 7 minuti nell'esordio degli Hornets, ma segna pure 4 punti. Tutto questo mentre si allenava a Siena col contrattone triennale ben appeso alla parete. Un fantasma? Il dono dell'ubiquità? Un gemello cattivo? Un viaggetto mordi e fuggi negli States voluto da Stern per “basketball reasons”?

#4 – Peja & Toto. La settimana precedente all’inizio di questa menomata stagione ci ha portato via (cestisticamente) due grandi campioni. E’ quindi doveroso porgere il nostro saluto a Peja Stojakovic e a Toto Mc Dyess. Due campioni (3 volte all-star il serbo, una Antonio) che non sono riusciti a vincere molto in Nba, col solo Peja che è riuscito ad inanellarsi un dito lo scorso anno, a carriera ormai finita. Ma due campioni che, oltre a essersi tolti soddisfazioni notevoli in nazionale (oro olimpico per Toto, mondiale ed europeo per Stojakovic) sono stati parte di alcune delle squadre più significative dell’ultimo decennio Nba. Peja ci ha regalato pezzi di poesia cestistica coi suoi Kings di inizio 2000, Toto ha rispecchiato la sua anima di lottatore nelle due squadre di lottatori per eccellenza, i Pistons e gli Spurs. In una lega dove i tiratori puri si contano sulle dita di una mano e dove i lunghi tecnici stanno diventando un’utopia, questi ragazzi ci mancheranno. Ci mancheranno molto.

#3 - Le Basketball Reasons di cui si parlava prima, appunto. Ovvero quel concetto comprensibile a una sola persona su 6 miliardi (qualcuno ha detto David Stern?) per cui Chris Paul non vestirà di giallo viola in questa stagione, ma farà invece felice la metà meno nobile di LA. Il commento migliore su una vicenda che ha proiettato improvvisamente i Clippers nel novero delle favorite, lasciano invece un clamoroso punto di domanda sui Lakers? Quello di coach Monty Williams: "Ho una mia opinione. Ma ho 5 bambini e una moglie e questa mia opinione può costarmi molti soldi”…

#2 – Brandon Roy. When it's all said and done. Questo è, come dicono gli americani, il momento in cui valutare la carriera di un giocatore professionista, quando appese le scarpe al chiodo si possono dimenticare polemiche, pregiudizi, preconcetti, simpatie e antipatie per considerare la pura realtà dei fatti.
E' un immenso peccato che per Brandon Roy questo momento sia arrivato così presto.
Prima scelta nel draft 2006, che noi italiani ricordiamo immancabilmente per Bargnani, è subito Rookie dell'anno e leader di una Portland giovane e ricca di speranze. Pochi anni dopo, due ginocchia ballerine ci privano del suo tiro elegante e della sua intelligenza  sul rettangolo; negli occhi c'è ancora quella spettacolare, inutile rimonta negli scorsi playoffs contro Dallas, il saluto al basket agonistico di uno degli ultimi poeti di questo gioco.


#1 – La prima palla a due. Perché sì, nonostante tutto, stavamo solo aspettando che Tyson Chandler e Jermaine O’Neal saltassero per contendersi il primo pallone stagionale. L’inizio di una stagione che si è tanto fatta attendere, fino quasi a far credere di non cominciare mai. E allora adesso ci aspettano sei mesi intensi, di back-to back-to back, in una stagione breve in cui ancora più del solito una semplice sconfitta può costare l’intero anno. Mesi in cui non mancheranno grandi prestazioni, clamorose debacle, trionfi inaspettati, conferme e rivincite. E soprattutto no mancheranno le mille follie cui ormai il circo Nba ci ha abituati negli anni. Follie che in questa Top 5 cercheremo di raccontarvi fino a giugno. Stay tuned, and enjoy the game.



Andrea Cassini, Alessandro Castiglioni, Francesco Colussi, Andrea Zunino

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