-Chiamatela mentalità da provinciale, anche se in fondo nello sport si vive di emozioni soprattutto in mancanza di risultati, ma sicuramente per il pubblico di Roma (pienone) la partita contro Siena è ancora sentitissima, in onore dei duelli che furono, e una vittoria contro la città del palio vale molto (ma molto) più di due punti. Datome l'ha capito riuscendo a farsi amare anche dopo una delle peggiori partite dell'anno (nonostante i due liberi decisivi).

-Parliamo comunque di una Montepaschi decisamente appesantita, con la testa da un'altra parte, orfana di Lavrinovic e costretta a ruotare tutti i giocatori in panchina. Sicuramente la brutta copia della prestazione avuta in finale di coppa Italia, soprattutto in attacco, ma nella quinta partita in dieci giorni è umano un calo di energie.
-Una Siena che se in attacco si appoggia soprattutto su Andersen e sul tiro da fuori di Moss, in difesa tiene comunque un altro ritmo, chiedere a Tucker e Datome, che hanno il merito di non intestardirsi dimostrando un'enorme intelligenza cestistica.
-Certo, chi si aspettava un Gordic a questi livelli? Forse la migliore partita in maglia giallorossa per capacità di playmaking e per la freddezza nelle scelte di tiro; di un altro livello rispetto a Maestranzi. Migliore in campo assieme all'altro bosniaco, Djedovic, che se solo ci mettesse la stessa determinazione in tutte le partite sarebbe tra i primi 10 del campionato.
-Andersen infiacchito è comunque di un altro livello rispetto a un settore lunghi composto da Slokar, Kakiouzis e da questo Varnado che nonostante il lavoro in difesa continua a non convincere moltissimo ma merita comunque più minuti dei suoi compagni di ruolo.
-Chiudiamo con Calvani: 3 vittorie in 3 partite. Ma non è questo: Nando Gentile ne aveva fatte 7 consecutive (andando a memoria), ma era evidente che allora la squadra (molto più completa rispetto ad oggi) volava sulle ali dell'entusiasmo. Invece questo Calvani convince nelle scelte tattiche (vedi la zona 2-3 ordinata in una fase perfetta della partita e che ha funzionato nonostante l'incapacità dei giocatori di applicarla), e soprattutto nel gioco che ha saputo imporre alla squadra visto che ormai qualche schema comincia a vedersi. Negli ultimi minuti ha avuto la freddezza di concentrare tutte le azioni offensive su Tucker (pendolo sui due blocchi dei lunghi in post basso) ed è stata una grandissima intuizione perchè l'americano era l'unico giocatore in quel momento in grado di ricevere palla e tentare un tiro pulito o aprire per i compagni liberi. Gran parte del merito di questa vittoria va al coach.






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